Spesso ci si chiede come mai tendiamo ad appagare i dispiaceri con particolari tipi di cibo e soprattutto ci sembra che per quanto possiamo sentirci pieni non raggiungiamo mai un appagamento cerebrale completo. La risposta potrebbe darcelo uno studio spagnolo-francese, diretto da Gutiérrez-Martos M, pubblicato in questi giorni sulla rivista Addiction Biology, che afferma che la cosiddetta “cafeteria diet” induce modificazioni neuroplastiche nel nucleo accumbens. Questo tipo di dieta, caratterizzato da alimenti ad alta densità energetica come biscotti, cereali, formaggi, carni trasformate, cracker, ecc., favorisce l’iperfagia volontaria che provoca un rapido aumento di peso, aumenta la massa del grasso e parametri prediabetici come l’intolleranza al glucosio e all’insulina. L’incidenza di sovrappeso e obesità è di proporzioni epidemiche in tutto il mondo con più di 1.9 miliardi di adulti in sovrappeso nel 2008. L’obesità aumenta il rischio di un ampio spettro di malattie tra cui il diabete di tipo 2, l’ipertensione, l’ictus e molti tipi di cancro ed è stato anche precedentemente correlato a disfunzioni cognitive, come la malattia di Alzheimer. Nella società odierna alimenti ricchi di gusto e calorie sono consumati in eccesso a causa dei meccanismi edonici che prevalgono su necessità caloriche che portano a sovralimentazione e sovrappeso. Uno schema alimentare di questo tipo implica un’alimentazione edonica accompagnata da iperfagia volontaria, che produce alterazioni neuronali di lunga durata collegate a comportamenti alimentari associati ad alcune forme di obesità. I ricercatori descrivono che l’esposizione prolungata alla dieta calorica della caffetteria porta a sovrappeso eccessivo e soprattutto all’alterazione della funzionalità del nucleus, presentando modificazioni strutturali di plasticità nei neuroni medio spinosi. Il nucleus accumbens è un’area chiave del cervello che modula gli effetti rinforzanti di cibi gradevoli ed è fondamentalmente coinvolto nello sviluppo di disturbi alimentari, ma partecipa anche all’apprendimento motivazionale e all’idea e allo sviluppo di comportamenti coinvolgenti. Queste cambiamenti neuroplastici e funzionali nel nucleus possono modificare il comportamento alimentare. Le diverse aree cerebrali che sono coinvolte nel controllo dell’assunzione di cibo svolgono anche un ruolo importante nei comportamenti decisionali, in particolare nelle azioni dirette e nella selezione di azioni basate sul valore attuale atteso. Le alterazioni osservate sono simili a quelle dei tossicodipendenti e conducono a comportamenti maladattivi come il mangiare compulsivo. In conclusione una cattiva alimentazione può segnare la nostra vita in modo indelebile, in quanto è il nostro cervello ad essere modificato da un punto di vista morfologico per cui tornare indietro diventerebbe un’impresa sovraumana. Ancora una volta l’alimentazione non riguarda più solo il soma, ma anche la psiche.
Daniele Corbo
Reference: Cafeteria diet induces neuroplastic modifications in the nucleus accumbens mediated by microglia activation. Gutiérrez-Martos M et al. Addict Biol. 2017 Sep 5.
L’ha ribloggato su Alessandriacity.
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