Aiutare altre persone in difficoltà dovrebbe essere un fondamento della nostra società, anche se purtroppo raramente è così. È intuitivo credere che aiutiamo gli altri perché condividiamo empaticamente il loro dolore. Le neuroscienze mostrano che quando vediamo qualcuno nel dolore il nostro cervello attiva regioni tattili ed emotive come se noi stessi stessimo soffrendo. Uno studio recente, pubblicato su eLife, ha studiato se l’alterazione dell’attività in queste regioni cerebrali tattili, mentre assisteva al dolore degli altri, alterasse la disponibilità delle persone ad aiutare. I risultati sono di grande importanza per comprendere la nostra natura sociale umana e per trovare trattamenti per patologie, come gli individui psicopatici. Per rispondere alla domanda, i ricercatori del Social Brain Lab hanno offerto ai partecipanti l’opportunità di ridurre il dolore di una vittima che riceve uno schiaffo sulla mano. Potevano ridurre il dolore rinunciando al denaro che altrimenti avrebbero potuto portare a casa mentre la loro attività cerebrale tattile veniva misurata e alterata. I ricercatori hanno utilizzato l’elettroencefalogramma, un metodo per registrare l’attività elettrica del cervello, in soggetti umani sani. Con questo metodo, hanno scoperto che l’attività nelle cortecce tattili aumentava quando i partecipanti aumentavano la loro donazione. Successivamente hanno alterato l’attività cerebrale usando la neuromodulazione. Normalmente i partecipanti davano più denaro quando la vittima sperimentava più dolore. Ma quando si interferiva con l’attività tattile si osservavano due fenomeni correlati: le persone diventavano meno capaci di percepire quanto dolore era l’altra persona e non adattavano più le loro donazioni in modo appropriato ai bisogni dell’altro. I risultati suggeriscono che le nostre cortecce tattili, principalmente evolute per percepire il tatto e il dolore sul nostro corpo, hanno un’importante funzione sociale. Essi contribuiscono al processo decisionale prosociale contribuendo a trasformare la vista del danno fisico in un sentimento preciso per quanto dolore la vittima sperimenta. Questa sensazione è necessaria per adattare il nostro aiuto ai bisogni degli altri. Fornire un legame tra empatia per il dolore e comportamento prosociale a livello neurale è cruciale per capire la nostra natura umana sociale e gli approcci farmacologici mirati a trattare patologie in cui questi meccanismi di disfunzione, per esempio in individui psicopatici o in bambini con tratti insensibili.
Daniele Corbo
Bibliografia: “The causal role of the somatosensory cortex in prosocial behaviour” by Selene Gallo, Riccardo Paracampo, Laura Müller-Pinzler, Mario Carlo Severo, Laila Blömer, Carolina Fernandes-Henriques, Anna Henschel, Balint Kalista Lammes, Tatjana Maskaljunas, Judith Suttrup, Alessio Avenanti, Christian Keysers, Valeria Gazzola in eLife. Published May 8 2018.
Per esperienza personale questa frase ” Le neuroscienze mostrano che quando vediamo qualcuno nel dolore il nostro cervello attiva regioni tattili ed emotive come se noi stessi stessimo soffrendo.” è verissima. Mi succede spesso.
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Perché hai una grande sensibilità… Buona domenica, cara
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Post interessante,buon pomeriggio!
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Grazie, buona domenica!
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