
Secondo una nuova analisi condotta su uomini e donne senza patologie la capacità di un individuo di riuscire a resistere al richiamo del cibo spazzatura ed orientarsi verso scelte alimentari sane è tutto già scritto nella corteccia prefrontale. Lo studio, pubblicato su Journal of Neuroscience, suggerisce un ruolo importante di questi marcatori anatomici nelle decisioni che hanno effetti a lungo termine sulla salute e il benessere. Riuscire a mantenere una dieta sana richiede una scelta coerente di cibi sani rispetto a quelli apparentemente più allettanti che possono soddisfare un desiderio immediato ma avere conseguenze negative sulla salute. Le persone variano nella loro capacità di esercitare tale autocontrollo, che è stato collegato alle differenze individuali nell’attività cerebrale in tempo reale. In questo studio, i ricercatori hanno esaminato se differenze più stabili nell’anatomia del cervello potrebbero spiegare variazioni nell’autocontrollo. Analizzando i dati raccolti da tre precedenti studi e generalizzando i loro risultati a un quarto set di dati indipendente, i ricercatori hanno scoperto che un maggiore volume nella corteccia prefrontale dorsolaterale e ventromediale era associato a un migliore autocontrollo alimentare attraverso diversi obiettivi dietetici e gruppi di partecipanti. Poiché la struttura cerebrale, come la connettività, può cambiare nel tempo in risposta allo stile di vita, queste regioni del cervello rappresentano obiettivi chiave da esplorare nella progettazione di interventi che promuovono scelte salutari. Come spesso affermiamo su questo sito, il cervello è strettamente connesso ad abitudini e alimentazione e l’uno ha la capacità di condizionare l’altro e viceversa, quindi i migliori interventi sono quelli che tengono conto di questo aspetto.
Daniele Corbo
Bibliografia: “Neuroanatomy of the vmPFC and dlPFC predicts individual differences in cognitive regulation during dietary self-control across regulation strategies” by Liane Schmidt, Anita Tusche, Nicolas Manoharan, Cendri Hutcherson, Todd Hare and Hilke Plassmann in Journal of Neuroscience. Published June 4 2018.
non so quanto può essere probante come conferma della teoria, ma da quando quest’inverno ho avuto forti dolori alla schiena e alle gambe, ho perso del tutto il piacere di mangiare cose dolci e/o industriali: all’improvviso, è come se fossi guarito da una tossicodipendenza.
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È molto possibile che il dolore cronico abbia modificato alcune connessioni cerebrali che sono in comune anche con il circuito della ricompensa e del piacere. Da qui il cambio del gusto. Grazie per il commento, molto interessante
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Non lo so cosa ci sia scritto nella mia corteccia prefrontale, molto probabilmente “strafogati”. 😦
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😂😂Forse anche nella mia e combattere è dura
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Noooo, tu mi dovevi dire che avevi la cura per la mia corteccia prefrontale! Vado a consolarmi con qualche ciliegia 🍒. Te ne lascio un po’, allora.
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La tua corteccia non funziona poi male, visto che ti consoli con le ciliegie, mi sarei aspettato almeno un gelato! Aspettami che arrivo e ne mangio volentieri con te.
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Benissimo! Ora ho l’alibi scientifico! 🙂
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ahahah e sai anche di chi è la colpa quando non riesci a resistere al cibo!
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Allora io ho aumentato il volume della mia corteccia pre frontale, dorso laterale e ventromediale 😅
Sta di fatto che il nostro cervello si sà che è il comandante del nostro corpo 😊
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E quando impartisce gli ordini giusti è tutto più semplice!
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Infatti, giusto 😉
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