
Da una prospettiva generale, l’armonia nella musica è l’equilibrio delle proporzioni tra le diverse parti di un tutto, che provoca una sensazione di piacere. Quando ascoltiamo la musica, ogni suono che ascoltiamo ci aiuta a immaginare cosa verrà dopo. Ciò che ci aspettiamo è realizzato, ci sentiamo soddisfatti. Altrimenti, potremmo essere piacevolmente sorpresi o turbati. Uno studio del Dipartimento di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (DTIC) presso UPF, pubblicato sulla rivista Psychophysiology, studia la percezione musicale umana confrontando il modo in cui il cervello reagisce quando le sequenze musicali percepite non finiscono come ci si potrebbe aspettare. Lo studio fa parte di un progetto europeo internazionale H2020 che il CBC sta conducendo con Fundació Bial per comprendere le basi della cognizione musicale. I risultati dello studio hanno dimostrato che sebbene la percezione della musica sia universale, l’allenamento alla musica ne altera la percezione. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno utilizzato i registri encefalografici per registrare ciò che è accaduto nel cervello di 28 persone, con e senza formazione musicale, quando hanno ascoltato melodie con vari finali inaspettati. In primo luogo, i ricercatori hanno dimostrato che, indipendentemente dall’addestramento musicale dei soggetti, in caso di irregolarità nelle sequenze musicali, il cervello produce una risposta specifica nota come negatività anteriore destra precoce (ERAN). Inoltre, gli autori hanno osservato che le persone senza formazione musicale non distinguono tra un finale semplicemente inaspettato e uno musicalmente inaccettabile. Tuttavia, quando i partecipanti musicalmente istruiti hanno sentito un finale assolutamente inaccettabile per quanto riguarda l’armonia, il loro cervello ha ricevuto una risposta più forte rispetto a quando sono stati presentati con finali semplicemente inaspettati. Questi risultati mostrano che mentre la percezione della musica è un’esperienza relativamente universale, l’addestramento musicale altera il modo in cui gli umani percepiscono la musica. Il cervello dei musicisti distingue tra diversi tipi di irregolarità musicali che gli ascoltatori inesperti non distinguono.
Daniele Corbo
Bibliografia: “Dissonant endings of chord progressions elicit a larger ERAN than ambiguous endings in musicians”. Carlota Pagès‐Portabella and Juan M. Toro. Psychophysiology
Immagine: Music and Wrinkles (Yuliya Pochynok)
Ciao.
Conosci le sinfonie di Charles Ives?
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Ciao Claudio. No, ammetto di non conoscerle. Come mai me lo chiedi?
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Vorrei, se hai pazienza, che ascoltassi la parte conclusiva della Seconda Sinfonia di Ives:
Non è necessario seguire l’intero V movimento, basta l’ultimo minuto e mezzo. Poi, sempre se ti fa piacere, ti sarò grato se vorrai esprimere le tue impressioni 🙂
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Con piacere, lo ascolterò appena potrò
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Grazie. Dopo ti dirò quello che ho pensato leggendo l’articolo.
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Ciao Claudio! scusami se ti rispondo solo ora, ma ho voluto ascoltare tutto il movimento ed ho avuto poco tempo. L’impressione che ne ho avuto (ma io sono privo di strumenti tecnici musicali) è di un armonico disordine, un insieme di suoni che solo un orecchio ben educato potesse cogliere nell’insieme e nelle singole sonorità. Però probabilmente dico grosse inesattezze… scusa ancora per tutto questo ritardo, sono imperdonabile!
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Ho risposto alla tua domanda ma, siccome contiene un link a una pagina di YouTube, temo che la risposta sia finita nella tua coda di spam…
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L’ha ripubblicato su Antonella Lallo.
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