
I ricercatori di Yale hanno trovato una casa neurale della sensazione di stress che le persone sperimentano. Questa intuizione, pubblicata sulla rivista Nature Communications, può aiutare le persone ad affrontare il senso debilitante di paura e ansia che lo stress può evocare. Le scansioni cerebrali di persone esposte a immagini altamente stressanti e preoccupanti – come un cane ringhiante, facce mutilate o bagni sporchi – rivelano una rete di connessioni neurali che emanano in tutto il cervello dall’ippocampo, un’area del cervello che aiuta a regolare la motivazione, l’emozione e memoria. Le reti cerebrali che supportano la risposta fisiologica allo stress sono state ben studiate negli animali. L’attivazione di aree cerebrali come l’ipotalamo innesca la produzione di ormoni steroidei chiamati glucocorticoidi di fronte a stress e minacce. Ma la fonte dell’esperienza soggettiva di stress vissuta dalle persone durante la pandemia di COVID-19, per esempio, è stata più difficile da individuare. Non è possibile chiedere ai topi come si sentono. I ricercatori hanno condotto una serie di scansioni fMRI di soggetti a cui è stato chiesto di quantificare i loro livelli di stress quando sono state presentate immagini inquietanti. Lo studio rivela che le connessioni neurali emanate dall’ippocampo durante la visualizzazione di queste immagini hanno raggiunto non solo le aree del cervello associate alle risposte fisiologiche allo stress, ma anche la corteccia frontale laterale dorsale, un’area del cervello coinvolta nelle funzioni cognitive superiori e nella regolazione delle emozioni. Il team di Yale ha scoperto che quando le connessioni neurali tra l’ippocampo e la corteccia frontale erano più forti, i soggetti hanno riferito di sentirsi meno stressati dalle immagini fastidiose. Al contrario, i soggetti hanno riferito di sentirsi più stressati quando la rete neurale tra ippocampo e ipotalamo era più attiva. Gli autori osservano che esistono anche prove di altri studi secondo cui coloro che soffrono di disturbi della salute mentale come l’ansia possono avere difficoltà a ricevere un feedback calmante dalla corteccia frontale in periodi di stress. Questi risultati possono aiutare a personalizzare l’intervento terapeutico su obiettivi multipli, come aumentare la forza delle connessioni dall’ippocampo alla corteccia frontale o ridurre la segnalazione ai centri di stress fisiologico. Tutti i soggetti dello studio erano sani e in alcuni casi le loro risposte durante l’esperimento sembravano adattative – in altre parole, le connessioni di rete con la corteccia frontale sono diventate più forti quando i soggetti sono stati esposti alle immagini stressanti. I ricercatori hanno ipotizzato che questi soggetti potrebbero accedere a ricordi che aiutano a moderare la loro risposta a immagini stressanti. Simile alle recenti scoperte secondo cui ricordare esperienze positive può ridurre la risposta allo stress del corpo, questo lavoro suggerisce che le reti cerebrali legate alla memoria possono essere sfruttate per creare una risposta emotiva più resistente allo stress.
Daniele Corbo
Bibliografia: “Hippocampal seed connectome-based modeling predicts the feeling of stress”. by Elizabeth V. Goldfarb, Monica D. Rosenberg, Dongju Seo, R. Todd Constable & Rajita Sinha. Nature Communications
Immagine: stress (Gregory Radionov)
Molto interessante! È un articolo che tratta lo stress in modo sintetico però chiaro e utile per tutti📖
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Grazie mille. Si, è sintetico perché riferito esclusivamente allo studio citato. Dello stress ne parlo abbastanza di frequente perché è un problema che colpisce in maniera trasversale tante persone.
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L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava.
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