L’eye tracking per la diagnosi precoce dell’autismo

Nell’autistico fa difetto la capacità di mostrare e mantenere un’attenzione condivisa. Ciò si traduce nell’impossibilità di costruire un contesto nel quale l’attenzione di due o più soggetti venga contemporaneamente direzionata con modalità selettiva su determinati STIMOLI, in modo da creare un focus attentivo condiviso.
L’impossibilità dell’autistico di mantenere un’attenzione condivisa ha anche una profonda ricaduta sociale, traducendosi in primo luogo in una competenza deficitaria circa l’osservazione del volto umano durante una conversazione. Questo non sembrerebbe dovuto soltanto alla disfunzionalità congenita dell’area cerebrale deputata allo svolgimento di questa funzione- nello specifico l’area fusiforme nella circonvoluzione temporale inferiore- ma anche all’impossibilità di mantenere un focus attentivo sul soggetto che sta parlando e sulla sua mimica facciale, con conseguente nocumento al contenuto espressivo-emotivo dell’intera conversazione.

L’IMPORTANZA DI OSSERVARE IL VOLTO MATERNO
La capacità di osservare il volto umano è una competenza che nel neonato si forma in maniera assolutamente precoce: già a pochi giorni di vita i bambini sono in grado di riconoscere un volto umano tra una serie di stimoli visivi, e tra i volti umani specifici sono addirittura capaci di riconoscere quello della madre. Proprio attraverso un’interazione visiva con il volto materno il bambino, già nelle prime fasi di vita, riesce a creare una sintonizzazione affettiva attraverso la quale costruire competenze relazionali ed emotive.
L’elemento sensoriale- specie quello tattile e visivo- è l’unico mezzo per avere accesso alla dimensione psichica del bambino in un contesto evolutivo preverbale in cui la componente emozionale, così come quella mnestica, è ancora strettamente legata alla presenza di script motori e sensoriali regolati direttamente dal genitore. In altre parole è il genitore a comprendere e a soddisfare i bisogni fisiologici ed emotivi del bambino attraverso l’utilizzo di un linguaggio somatico- innato ed esclusivo della diade- che parla attraverso espressioni visive, pattern facciali, condivisioni attentive basate sulla responsività e sulla condivisione reciproca.
Questo aspetto proto-relazionale diadico appare fortemente deficitario in un soggetto autistico: si è infatti rilevato come quest’ultimo appare refrattario all’osservazione dei volti, alla comprensione della mimica facciale, all’attenzione emotiva condivisa, alla reciprocità comunicativa mostrata dal genitore.
Tale deficit compare sin nelle prime fasi di vita: già prima dei 2 anni un soggetto potenzialmente autistico non sembra infatti in grado di costruire e mantenere un livello di attenzione condivisa e focalizzata con la madre, mostra scarsa attenzione nell’osservazione del volto umano, e non si mostra capace di realizzare richieste o forme comunicative tramite il pointing, ovvero l’indicazione di un oggetto esterno tramite la tensione dell’indice. Questo dovrebbe costituire un campanello di allarme per ogni genitore che riscontri tale incapacità nel proprio bambino: un sintomo da tenere in considerazione con solerzia, pur senza allarmismi, e da approfondire nei tempi e nei modi specifici. Non bisogna infatti dimenticare come la diagnosi di autismo non possa venir formalizzata, in genere, prima dei 3-4 anni di età, e come la sua emissione debba essere fondata su una serie di dati integrati, specifici, comprovati e appartenenti ad una pluralità di dimensioni funzionali del bambino: non ci si può accontentare di un solo test o di una sola indagine osservativa. È tuttavia possibile riconoscere i segnali di difficoltà comunicativa e interattiva predittivi dell’autismo già a 18- 24 mesi, sempre ove la valutazione venga effettuata da un personale esperto nel trattamento e nella diagnosi della patologia.

L’ESPERIMENTO DELL’EYE-TRACKING
Ai fini di ottenere una diagnosi precoce dell’autismo, con tutto il vantaggio che questo può comportare a livello di riabilitazione ed educazione funzionale del soggetto, si è pertanto cercato di reperire uno strumento di indagine in grado di misurare scientificamente la capacità di osservazione e di mantenimento dell’attenzione focalizzata, sin dalle prime fasi di vita.
Uno studio della Yale University School of Medicine (2017) ha mostrato come sia possibile individuare, già nei bambini di sei mesi, difficoltà nell’osservazione dei volti tramite l’esplorazione visiva dell’eye tracking, una mappatura oculare specifica grazie alla quale è possibile tracciare il movimento oculare nelle sue dimensioni direzionali e attentive.
L’esperimento è stato svolto su un gruppo di 99 bambini, tra i quali alcuni erano considerati ad alto rischio di sviluppo di autismo, perché provenienti da famiglie nelle quali era già presente una diagnosi patologica in tal senso, mentre i restanti erano considerati non a rischio familiare.
Ai bambini è stato richiesto di osservare tre video dove comparivano facce umane impegnate in diverse attività: in un video si trattava di volti che parlavano, in uno di volti impassibili, e in un altro di volti emotivamente espressivi. I risultati hanno evidenziato come i bambini ad alto rischio hanno anche mostrato minore attenzione per le facce umane, e in particolare per alcuni dettagli delle stesse quali gli occhi e la bocca, considerati elementi indispensabili per garantire attenzione condivisa e consapevole durante una conversazione. Gli stessi bambini, osservati in maniera longitudinale, hanno ricevuto una diagnosi di autismo due anni e mezzo dopo l’esperimento.
Si è quindi appurato come la mappatura oculare svolta tramite l’eye tracking consenta di rilevare in maniera precoce un deficit a carico della capacità di osservazione specifica, e di intervenire con tempestività per implementare tale funzione con mezzi di potenziamento in grado di limitare il più possibile i danni relazionali e linguistici conseguenti ad un funzionamento deficitario della stessa.

M. Rebecca Farsi


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Baron- Cohen, S. (1995), I Precursori della teoria della mente: comprendere l’attenzione negli altri, in L. Camaioni, ( a cura di), La teoria della mente: origini, sviluppo, patologia, Roma-Bari, LATERZA, pp. 29-58;
Baron- Cohen, S. , Leslie, A.M., Frith, U. (1985), Does the autistic child have a theory of mind? In Cognition, 21, pp. 37-46;
https://www.portale-autismo.it/segni-precoci-dellautismo-utilizzo-delleye-tracking/

Immagine: Autism series – Toy (Ben Chong)

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Le perle di R. ha detto:

    Molto utile questo articolo.

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    1. M. Rebecca Farsi ha detto:

      Sempre gentile e attenta, nei tuoi commenti. grazie infinite

      Piace a 1 persona

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