
I sentimenti di panico quando una persona è lontana dal proprio smartphone potrebbero essere collegati a sentimenti generali di inadeguatezza e inferiorità, suggerisce un nuovo studio sui giovani in Portogallo. Lo studio, pubblicato nel numero più recente della rivista Computers in Human Behaviour Reports , ha rilevato che il genere non ha alcuna incidenza sul fatto che le persone si sentano apprensive o ansiose senza i loro telefoni. Ma le persone che si sentono in questo modo tendono ad essere più ansiose e ossessivo-compulsive nella loro vita quotidiana rispetto ad altre persone, suggerisce lo studio. È quella paura, quella sensazione di panico, di ‘oh, no, ho lasciato il telefono a casa’. Questo studio si è basato sul lavoro precedente dello stesso team, che ha creato un questionario per valutare la dipendenza delle persone dai propri smartphone ed ha esplorato il termine “nomofobia” – la paura di essere lontani dal proprio smartphone. (La nomofobia non è riconosciuta come diagnosi dall’American Psychiatric Association.) Per questo studio, i ricercatori hanno fornito quel questionario e un altro che valutava sintomi psicopatologici come ansia, ossessione compulsiva e sentimenti di inadeguatezza a 495 adulti di età compresa tra i 18 ei 24 anni in Portogallo. Quegli adulti hanno riferito di utilizzare i loro telefoni da quattro a sette ore al giorno, principalmente per applicazioni di social networking. I ricercatori hanno scoperto che più i partecipanti utilizzavano il proprio smartphone ogni giorno, maggiore era lo stress che riferivano di provare senza il telefono. Poco più della metà dei partecipanti allo studio erano donne; lo studio non ha trovato un legame tra genere e sentimenti di nomofobia. I ricercatori hanno anche scoperto che più i partecipanti hanno ottenuto punteggi per l’ossessione compulsiva, più temevano di essere senza il loro telefono. L’ossessione compulsiva è stata misurata chiedendo ai partecipanti di valutare quanto sentivano di dover “controllare e ricontrollare quello che fai” e domande simili. C’è una differenza tra il normale utilizzo dello smartphone che avvantaggia la vita di una persona – ad esempio, chat video con gli amici quando non è possibile stare insieme di persona o utilizzarlo per lavoro – e l’uso dello smartphone che interferisce con la vita di una persona. Questo tipo di comportamento è più probabile che causi ansia quando siamo lontani dai nostri telefoni. E i risultati dello studio suggeriscono che le persone in tensione potrebbero vedere i loro telefoni come uno strumento di gestione dello stress. Questo concetto non riguarda solo il telefono. Le persone lo usano per altre attività, inclusi i social media, connettersi, sapere cosa sta succedendo con i loro influencer dei social media. Quindi stare lontano dal telefono o avere il telefono con una batteria scarica può in qualche modo interrompere quella connessione e lasciare alcune persone con sentimenti di agitazione.
Daniele Corbo
Bibliografia: “Nomophobia and lifestyle: Smartphone use and its relationship to psychopathologies” by Soraia Gonçalves, Paulo Dias, Ana-Paula Correia. Computers in Human Behavior Reports.
Immagine: The image is credited to OSU.
io sono dipendente da ipad e pc permail, scrittura, film, serie tv e giochi ( burraco, scala 40, ruzzle) non per i social o info di qualche genere. Però ho una ritualità serale che mi sempre un pò ossessiva.
Dal cellulare no: non mi chiama nessuno, non chiamo nessuno, non invio nulla, lo tengo quasi sempre senza suoneria.
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Ciò che potrebbe far parlare di dipendenza non è tanto lo strumento o le applicazioni utilizzate, ma l’incapacità di farne a meno. Buona serata Augusta
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Purtroppo le tecnologie digitali sono molto allettanti e alla lunga inducono quei comportamenti descritti. E’ un condizionamento sociale che forse all’inizio non era intenzionale, ma è diventato tale col tempo e costrittivo per coloro che (forse, non è sicuro) hanno già una predisposizione ad essere facilmente condizionati. Occorre lavorare molto sull’educazione e autoeducazione, impresa difficilissima visto che anche gli educatori ne sono aggiogati per gli utilizzi anche produttivi che gli strumenti digitali consentono (vedere lockdown e lavoro da casa a causa del coronavirus). Difficile difendersi. E’ una ossessione comunque. secondo me, indotta. Non sempre quello che è nuovo è davvero acriticamente buono. Naturalmente è una mia personale opinione; il mondo gira diversamente da come la penso. Ci sarà mai un rimedio a questi effetti negativi?
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Sono d’accordo con te su tutto. Credo che l’unico rimedio sia in noi, nella nostra volontà, nella nostra sensibilità e intelligenza. È difficile proteggersi…
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Molto utile conoscere i sintomi che potrebbero predire questo disturbo.
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È molto comune ormai…
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Amaramente lo immagino
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Daniele, sono circondata da una famiglia così. È come stare sola anche se in compagnia. Anzi, peggio.
La tecnologia sta divorando anime e cervelli.
Che Dio ci apra gli occhi e non solo!
Buona domenica!
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Hai completamente ragione… Mi unisco alla tua preghiera. Un abbraccio
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