
La musica provoca forti risposte emotive. Ma si scopre che non è solo il suono, o anche i testi, a controllare le emozioni che proviamo. I ricercatori musicali dell’UNSW Arts & Social Sciences e della Flinders University, hanno scoperto che facciamo appello agli stereotipi e alle esperienze passate mentre rispondiamo emotivamente alla musica. L’articolo, pubblicato su PLOS ONE, ha scoperto che le risposte emotive e i sentimenti delle persone verso la musica dipendono da ciò che il genere musicale è etichettato, non necessariamente il contenuto della musica stessa. Il loro studio è uno dei primi a dimostrare sistematicamente le reazioni emotive delle persone alla musica senza suonare alcuna musica. Alcune persone sembrano aver già stabilito le loro risposte emotive senza nemmeno ascoltare la musica, attingendo a pregiudizi o stereotipi attorno a particolari generi musicali. Nel loro studio, i ricercatori hanno utilizzato estratti di testi originali, ma li hanno etichettati in base a generi estremamente diversi. Le etichette di genere sono state in grado di influenzare le risposte emotive che la musica può comunicare, indipendentemente dal sentimento dei testi. Con questa ricerca, ora è possibile prevedere che qualcuno avrà risposte emotive alla musica non solo a causa delle caratteristiche musicali, ma anche a causa dello stereotipo culturale che possono avere sulla musica. Ad esempio, senza la necessità di riprodurre musica, un testo etichettato come “heavy metal” ha prodotto una risposta emotiva completamente diversa rispetto a quando lo stesso testo veniva descritto agli ascoltatori come “Gagaku giapponese”. La musica giapponese utilizzata nello studio è stata associata a emozioni molto più dolci, anche se il messaggio non era gentile. In uno studio precedente sono stati rilevati gli stereotipi riguardanti la musica hip hop o heavy metal, essendo questi generi associati a rabbia, paura e disgusto. Erano percepiti come aventi valori negativi rispetto agli stessi testi quando etichettati come “musica pop”. Alcune persone sembrano aver già stabilito le loro risposte emotive senza nemmeno ascoltare la musica, attingendo a pregiudizi o stereotipi attorno a particolari generi musicali. Questi risultati possono essere spiegati come stereotipi emotivi indotti da segnali extra-musicali. Ciò significa che le nostre risposte emotive sono in parte basate su idee preconcette di ciò che ci aspettiamo che la musica ci faccia sentire, indipendentemente da ciò che la musica sta effettivamente esprimendo. Mostra che ciò che la musica ci fa sentire potrebbe non essere tutto correlato alla musica stessa, ma a ciò che pensiamo dovrebbe comunicare. I risultati della ricerca mostrano quanto sia complesso comprendere la capacità della musica di comunicare emozioni e di suscitare una risposta emotiva. Fino ad ora, credevamo che la musica stessa scatenasse emozioni musicali. Questi risultati suggeriscono il contrario, infatti i risultati dello studio mostrano quanto la musica possa essere importante per abbattere gli stereotipi culturali. Il modo in cui sfidi uno stereotipo è immergerti in quella cultura. Se vogliamo migliorare come individui e collettivamente, dobbiamo sfidare alcune delle ipotesi che facciamo. A questo proposito, si può ritenere che la musica potrebbe essere usata per aiutare ad abbattere alcune delle barriere che esistono tra culture e stereotipi differenti.
Daniele Corbo
Bibliografia: “Musical emotions in the absence of music: A cross-cultural investigation of emotion communication in music by extra-musical cues,” by Marco Susino et al. PLOS ONE
Immagine: Music Group (João Ramos)
L’aspetto su cui mi piacerebbe riflettere a fondo è la tendenza del nostro cervello a ragionare per prudenza e oculatezza. L’interpretazione del mondo passa attraverso una serie di tentativi di pareidolia, dove anziché consentirsi una libera, atassica valutazione di ciò che lo circonda, il cervello predilige sempre il confronto e la sovrapposizione a forme e contorni già conosciuti e familiari.
Se da una parte, a livello ancestrale, questo rimando a stereotipi fornisce indubbiamente percorsi ottimali di conoscenza, mi chiedo se il cervello dell’artista, più in generale la mente di chi ha un estro maggiormente sviluppato, riesca invece a essere slegato da interpretazioni stereotipate e più propenso a libere congetture sulla realtà esterna delle cose.
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Interessante riflessione, anche se non darei a questa dinamica cerebrale un’accezione così negativa. Ritengo che il confronto con esperienze conosciute sia valido ed economico in termini di energia per il cervello. La mente più creativa riesce ad andare oltre, ma partendo da ciò che conosce. Questo argomento meriterebbe di essere approfondito.
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Tutt’altro che negativa, perdonami se il mio commento ti ha fatto pensare la ritenessi una funzione negativa o noiosa.
È sicuramente utile e, come hai detto tu, economica in termini di dispendio cerebrale.
Decisamente un argomento da esplorare in futuro!
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Scusami, avevo capito male. Grazie per il tuo commento, davvero interessante.
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