Supporto alla Depressione in Oncologia

Quando scopri di avere il cancro, inizi ad avere paura per tutto quello che dovrai affrontare, ansia di non farcela, terrore che niente sarà più come prima.
Inevitabilmente, oltre all’aspetto, fisico bisogna fare i conti anche con i problemi psicologici derivanti da un evento così segnante.
Per questo motivo, molti ricercatori si dedicano allo studio dei trattamenti farmacologici per curare la depressione nei malati di tumore. In uno studio pubblicato nel 2016 sul Journal of Psychopharmacology, i ricercatori della NYU Grossman School of Medicine hanno scoperto che il trattamento una tantum con una dose singola di psilocibina, un composto trovato nei funghi psichedelici, combinato con la psicoterapia, sembra essere associato a significativi miglioramenti emotivi ed esistenziali e angoscia nei malati di cancro.  Nello studio, questi effetti persistevano per quasi cinque anni dopo la somministrazione del farmaco. La psilocibina produce miglioramenti immediati, sostanziali e sostenuti dell’ansia e della depressione e porta a una diminuzione della demoralizzazione e della disperazione legate al cancro, a un miglioramento del benessere spirituale a una maggiore qualità della vita. In particolare, nello studio, circa il 60-80% dei partecipanti ha continuato con riduzioni clinicamente significative della depressione o dell’ansia, benefici sostenuti in termini di disagio esistenziale e qualità della vita, nonché atteggiamenti migliorati verso la morte. Circa il 60-80% dei partecipanti ha soddisfatto i criteri per risposte antidepressive o ansiolitiche clinicamente significative al follow-up di 4,5 anni. Oltre il 70% dei partecipanti ha attribuito cambiamenti di vita positivi all’esperienza della terapia assistita da psilocibina e l’ha classificata tra le esperienze più importanti e spiritualmente significative della propria vita.
In aggiunta alle prove risalenti agli anni ’50, questi risultati suggeriscono fortemente che la terapia con psilocibina è un mezzo promettente per migliorare il benessere emotivo, psicologico e spirituale dei pazienti con cancro potenzialmente letale. Questo approccio ha il potenziale per produrre un cambiamento di paradigma nella cura psicologica ed esistenziale dei pazienti con cancro, specialmente quelli con malattia terminale.
È urgentemente necessario un mezzo alternativo per trattare l’ansia e la depressione legate al cancro, infatti secondo le statistiche provenienti da diverse fonti, quasi al 40% della popolazione mondiale verrà diagnosticato un cancro nel corso della vita, con un terzo di quegli individui che svilupperanno ansia, depressione e altre forme di angoscia di conseguenza. Queste condizioni, dicono gli esperti, sono associate a una peggiore qualità della vita, a un aumento dei tassi di suicidio e a un abbassamento del tasso di sopravvivenza. Sfortunatamente, i metodi di trattamento farmacologico convenzionali come gli antidepressivi funzionano per meno della metà dei malati di cancro e tendono a non funzionare meglio dei placebo. Inoltre, non hanno alcun effetto sul disagio esistenziale e sull’ansia da morte, che comunemente accompagnano una diagnosi di cancro e sono collegati a un desiderio affrettato di morte e all’aumento del suicidio.
I ricercatori affermano che la psilocibina può fornire uno strumento utile per migliorare l’efficacia della psicoterapia e, in ultima analisi, alleviare questi sintomi. Sebbene i meccanismi precisi non siano completamente compresi, gli esperti ritengono che il farmaco possa rendere il cervello più flessibile e ricettivo a nuove idee e schemi di pensiero. Inoltre, ricerche precedenti indicano che il farmaco prende di mira una rete del cervello, la default mode network, che si attiva quando ci impegniamo nell’auto-riflessione e nel vagare della mente e che aiuta a creare il nostro senso di sé e il senso di identità narrativa coerente. Nei pazienti con ansia e depressione, questa rete diventa iperattiva ed è associata a ruminazione, preoccupazione e pensiero rigido. Il farmaco sembra facilitare un’esperienza profonda e significativa che rimane con una persona e può cambiare radicalmente la sua mentalità e prospettiva.
Bisogna sottolineare però che la psilocibina non porta intrinsecamente a effetti terapeutici positivi se usata in isolamento e in contesti ricreativi non controllati, e dovrebbe essere assunta in un ambiente psicologicamente sicuro, preferibilmente in combinazione con la consulenza di operatori o facilitatori qualificati di salute mentale. Successivamente, i ricercatori hanno in programma di espandere questa ricerca con studi più ampi su pazienti di diversi gruppi socioeconomici ed etnici che hanno un disagio psichico ed esistenziale correlato al cancro avanzato. Questo potrebbe trasformare profondamente la cura psico-oncologica dei pazienti con cancro e, cosa importante, potrebbe essere utilizzato in contesti di hospice per aiutare i malati terminali di cancro ad avvicinarsi alla morte con un migliore benessere emotivo e spirituale.

Daniele Corbo

Bibliografia: “Long-term follow-up of psilocybin-assisted psychotherapy for psychiatric and existential distress in patients with life-threatening cancer”. Gabrielle I Agin-Liebes, Tara Malone, Matthew M Yalch, Sarah E Mennenga, K Linnae Ponté, Jeffrey Guss, Anthony P Bossis, Jim Grigsby, Stacy Fischer, Stephen Ross. Journal of Psychopharmacology

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