
Se, come si suol dire, meno è meglio, perché noi umani esageriamo così tanto? In un nuovo articolo sulla copertina di Nature, i ricercatori dell’Università della Virginia spiegano perché le persone raramente guardano una situazione, un oggetto o un’idea che deve essere migliorata – in tutti i tipi di contesti – e pensano di rimuovere qualcosa come soluzione. Invece, aggiungiamo quasi sempre qualche elemento, che aiuti o meno. I risultati del team suggeriscono una ragione fondamentale per cui le persone lottano con programmi travolgenti, che le istituzioni si impantanano nella proliferazione della burocrazia e, di particolare interesse per i ricercatori, che l’umanità sta esaurendo le risorse del pianeta. Succede nella progettazione ingegneristica, ma succede anche nella scrittura, nella cucina e in tutto il resto – pensa solo al tuo lavoro e lo vedrai. La prima cosa che ci viene in mente è cosa possiamo aggiungere per renderlo migliore. Questo articolo mostra che lo facciamo a nostro discapito, anche quando l’unica risposta giusta è sottrarre. Anche con incentivi finanziari, non pensiamo ancora di portare via. Ricercatori della Batten School of Leadership and Public Policy hanno collaborato a una serie di studi osservazionali ed esperimenti per studiare il fenomeno. Quando si prendono in considerazione due ampie possibilità sul motivo per cui le persone vengono sistematicamente predefinite per l’addizione – o generano idee per entrambe le possibilità e scartano in modo sproporzionato soluzioni sottrattive o trascurano del tutto le idee sottrattive – i ricercatori si sono concentrati su quest’ultima.
Le idee additive vengono in mente rapidamente e facilmente, ma le idee sottrattive richiedono uno sforzo cognitivo. Poiché le persone spesso si muovono velocemente e lavorano con le prime idee che vengono in mente, finiscono per accettare soluzioni additive senza considerare affatto la sottrazione. I ricercatori pensano che potrebbe esserci un effetto auto-rinforzante. Più spesso le persone si affidano a strategie additive, più diventano accessibili cognitivamente. Nel tempo, l’abitudine di cercare idee additive potrebbe diventare sempre più forte e, a lungo termine, finiamo per perdere molte opportunità per migliorare il mondo per sottrazione. L’autore principale dello studio ha un libro che offre una visione più ampia dell’argomento, Subtract: The Untapped Science of Less , che esce una settimana dopo l’articolo su Nature. Sebbene la tempistica sia una coincidenza, sia l’articolo che il libro sono prodotti dell’ambiente di ricerca interdisciplinare e collaborativo presso UVA. È una scoperta incredibilmente interessante e questa ricerca ha enormi implicazioni in tutti i contesti, ma soprattutto nell’ingegneria per migliorare il modo in cui viene progettata la tecnologia a beneficio dell’umanità.
Daniele Corbo
Bibliografia: “People systematically overlook subtractive changes” by Gabrielle S. Adams, Benjamin A. Converse, Andrew H. Hales & Leidy E. Klotz. Nature
Immagine: The image is credited to University of Virginia
Non so se sia a beneficio dell’umanità oppure un sofisticatissimo artificio mediatico e commerciale, fatto stà che l’argomento è uno dei fondamenti della vita umana moderna, pensandoci bene ognuno di noi ha applicato e sperimentato, e lo sta facendo tuttora, sia l’addizione, più spesso, che la sottrazione.
Tra i tanti benefici della meditazione, nel nostro piccolo certamente possiamo capire i contesti e i motivi per applicarne uno o l’altro a seconda dei casi. Perché non è una regola fissa e infallibile, inoltre richiede una conoscenza approfondita degli ambiti di applicazione dove si può togliere qualcosa migliorandolo senza snaturarlo mentre può essere molto più facile ma inutile o dannoso e fonte di spreco aggiungere qualcosa.
Articolo interessantissimo magari da spacchettare e condire con qualche esempio pratico ma si sa lo spazio e il tempo sono tiranni.
Per esempio nella cucina dove la addizione regna mediaticamente e commercialmente, soprattutto nei cibi pronti, la continua aggiunta di additivi e la mescolanza di sapori dove invece la semplicità sarebbe migliore fonte di alimentazione e salute, però è una questione di gusti e i venditori usando mezzi leciti e illeciti favoriscono l’aggiunta e la fidelizzazione ( o dipendenza ) a seconda dei punti di vista gettando ponti verso i il futuro.
Al contrario nella comunicazione io ho passato un paio di decenni a limare e condensare il modo con cui comunicare le informazioni a clienti e fornitori, perchè il tempo è denaro……….in alcuni campi della comunicazione però si è tolto troppo e ci siamo messi a comunicare per slogan, concetti che più diminuiti non si può, ma che in realtà non comunicano niente di comprensibile, solo idoli sparsi non verificabili.
Per cui lei troverà senz’altro i miei commenti molto lunghi e forse prolissi ma sono arrivato alla conclusione, nel tempo, che se per dire una cosa mi servono 100 parole…..90 non bastano.
Cordialmente.
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Non tocchi il tasto della cucina…sono assolutamente d’accordo con lei! Allo stesso modo non prediligo gli slogan, né tantomeno i 140 caratteri di twitter (che infatti non ho mai usato). Ogni discorso merita il tempo, l’attenzione e i caratteri necessari ed i suoi commenti meritano di essere letti fino alla fine!
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