Sessualità e cancro

DOMANDE SCOMODE…RISPOSTE DOVUTE

Il mese scorso abbiamo voluto riflettere con voi su un aspetto spesso dimenticato della nostra vita psicologica, affettiva e relazionale: quello della sessualità. Quante volte il paziente non riesce ad esprimere I propri dubbi su questa tematica? Ancora oggi troppo spesso. 

Da uno studio del 2015 di Werner Surbeck et al. pubblicato su Neuro Oncology, il 53% dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico di asportazione di tumore cerebrale (glioma) ha riferito un cambiamento della propria sessualità; l’88% di questi ha riferito un deterioramento soggettivo e il 12% invece un miglioramento. Nel 60% dei casi la disfunzione sessuale ha colpito le donne. È evidente che si tratta di un problema rilevante, che dovrebbe essere costantemente affrontato sia nel pre che nel post operatorio; a tal fine, già dal 2005,  l’Institute of Medicine Cancer Survivorship Care Planning, include tra i fattori che incidono sulla qualità della vita, le informazioni sui possibili effetti del cancro sulla relazione con il partner e sul funzionamento sessuale. Dai dati raccolti da uno studio di Febbraio 2021 (Maria L. Boccia et al. pubblicato su The Journal of Sexual Medicine), riguardanti pazienti affetti da tumore cerebrale, il 66% delle donne sessualmente attive ha riferito una disfunzione sessuale, il 60% degli uomini ha riportato disfunzione erettile e l’80%  eiaculazione precoce. 

Nonostante il problema sia di dimensioni rilevanti, ancora oggi pochi pazienti hanno il coraggio di far emergere queste criticità e altrettanti pochi medici si confrontano spontaneamente e con chiarezza con il paziente in merito. Uno studio del 2017 di Finocchiaro CY et al. pubblicato sulla rivista Psychology Health e Medicine rileva che solo il 15% dei pazienti affetti da tumore cerebrale ha ricevuto informazioni da parte dei medici sui possibili cambiamenti della sfera sessuale;  di questi solo il 4% le ha ricevute spontaneamente dal personale medico senza doverne far richiesta.

Come possiamo aiutare il paziente? 

Abbiamo pensato di provare a dare risposte ai dubbi e alle insicurezze che un paziente può percepire, intervistando il Dottor Pier Paolo Panciani, Neurochirurgo presso ASST Spedali Civili di Brescia e Responsabile del Comitato Tecnico Scientifico di AIRNO.

CI SONO CONTROINDICAZIONI ALL’ATTIVITÀ SESSUALE DOPO L’INTERVENTO CHIRURGICO O DURANTE LE TERAPIE?

L’attività sessuale può essere ripresa fin da subito, compatibilmente con le problematiche relative alla ferita chirurgica (dolore, edema, difficoltà nell’accettarsi) o associate alla terapia in atto, che potrebbe creare diminuzione della libido o condizionare la risposta del paziente al raggiungimento del piacere. La radioterapia può portare, fra gli effetti collaterali, una diminuzione della libido, per cui può diventare difficile “forzare” il partner ad intraprendere attività sessuali. 

SPESSO MI SENTO MOLTO STANCO, MA HO COMUNQUE DESIDERIO VERSO IL MIO PARTNER; COME POSSO SUPERARE QUESTO OSTACOLO?

La pratica sessuale deve portare all’ottenimento del piacere; il piacere, per essere raggiunto, non deve avere una componente fisica preponderante che ne ostacolerebbe il raggiungimento; pazienza e delicatezza sono necessarie per trovare insieme tutta una serie di escamotage, che in questa fase possono aiutare a ridurre l’impatto fisico, dando soddisfazione ad entrambi i partner. Per esempio, se durante la giornata dovessero esserci momenti in cui ci si sente più attivi, occorrerà essere flessibili, anche individuando congiunzioni  che possano risultare più propizie per stare bene insieme. La ricerca del desiderio è un’ avventura che si vive col proprio partner, stimolando la fantasia e sperimentando strategie alternative per il raggiungimento del piacere.

LA FERITA E IL MIO ATTUALE ASPETTO FISICO MI METTONO A DISAGIO…

Questo è un problema difficilissimo da superare, perché probabilmente il disagio è percepito più dalla persona che ha la problematica fisica, che dal partner stesso; l’accettazione della propria “disabilità” fisica, percepita come tale, deve essere compresa, interpretata e superata col partner, non nascondendola nella speranza che l’altro/a non se ne accorga; bisogna cercare di comunicare anche nell’intimità, condividere la paura di non sentirsi all’altezza, al fine di accettare i cambiamenti del proprio corpo. L’intesa di coppia e il raggiungimento del piacere non si realizzeranno mai, se si vive con l’ossessione che il partner non accetti quello che il malato vive come un problema fisico. 

SE UN GIORNO VOLESSI AVERE UN FIGLIO L’INTERVENTO SUBITO E/O LE TERAPIE CHE DOVRÒ SEGUIRE POSSONO INTERFERIRE?

Sull’attività sessuale non c’è un impatto diretto per quanto concerne l’atto chirurgico. Il paziente può avere una diminuzione della libido come detto in precedenza. Chemioterapia e radioterapia possono avere un impatto sulla fertilità riducendola, e causare un’alterazione del patrimonio genico che potrebbe avere delle ripercussioni sulla progenie. Sarebbe opportuno procedere al prelievo e alla conservazione del liquido seminale e degli ovuli presso centri specializzati, al fine di preservare la possibilità di avere figli in futuro. Si tratta di un terreno altamente costoso dal punto di vista emotivo; non solo queste procedure sono effettuate in pochissimi centri, ma sono meritevoli di valutazioni e riflessioni bioetiche di grande rilevanza. Proprio per questo motivo, sarebbe opportuno che i pazienti in età fertile fossero presi in carico da parte di un’equipe di psicologi del ciclo riproduttivo, per essere sostenuti e guidati nelle loro scelte. 

NOTO CHE IL MIO COMPAGNO ULTIMAMENTE HA COMPORTAMENTI AGGRESSIVI. COME POSSO AVVICINARMI SENZA PAURA?

È un altro problema multifattoriale….l’aggressività spesso è una forma di autodifesa, che il paziente utilizza per nascondere le proprie ansie e paure. Bisogna cercare in primis di affrontare la motivazione che porta ad essere aggressivi: spesso anche solo parlando della malattia e verbalizzando le emozioni che si stanno vivendo si riescono a superare questi comportamenti. Ignorare la presenza di questo problema non aiuterà a risolverlo. Bisogna ritrovare anche in questo caso la propria dimensione di coppia, e riflettere e condividere le ansie e le paure legate alla malattia. Una volta superate queste, si può riottenere quella complicità che può consentire di avere un rapporto soddisfacente. L’aggressività è generalmente una conseguenza diretta dell’ansia legata all’arrivo improvviso della malattia, che non è ancora stata accettata e metabolizzata: questo avviene in circa il 90% dei casi; tuttavia occorre ricordare che, seppur raramente, l’aggressività può trovare  anche cause organiche.

RISPETTO A PRIMA CHE VENISSE DIAGNOSTICATO IL TUMORE, MI SEMBRA DI NOTARE COMPORTAMENTI PIÙ LIBERTINI E DISINIBITI NEL MIO PARTNER/FAMILIARE…È NORMALE? COME POSSO EVENTUALMENTE MITIGARLI?

È normale. Spesso il paziente che affronta una malattia oncologica con prognosi infausta, fa coincidere il tempo residuo della propria vita, con il momento in cui vanno profusi tutti gli sforzi finalizzati a soddisfare desideri ed obiettivi, fino a quel momento tenuti in un cassetto. La soddisfazione che si va cercando è a volte fisica, talvolta economica; i pazienti hanno la sensazione che la lancetta dell’orologio corra più velocemente, a rappresentare il tempo a loro disposizione che sta finendo. Un atteggiamento di questo tipo è frequente, ma è altamente deleterio per il paziente, perché vive con l’angoscia di dover morire da un momento all’altro e ricerca in atteggiamenti in apparenza poco gratificanti, la realizzazione di un  piacere più profondo. La perseveranza di questi atteggiamenti libertini, non farà altro che acuire prima o poi il senso di insoddisfazione per una vita che non sta andando come avrebbe voluto. La soluzione non è mai né semplice, né immediata; bisogna accompagnare la persona a riprogrammare il proprio tempo, rimodulare i  propri desideri e le proprie aspettative.

LA PILLOLA ANTICONCEZIONALE INTERFERISCE CON LA CHEMIOTERAPIA?

Non ci sono allo stato attuale studi sulle interazioni tra Temozolomide e Regorafenib e la terapia estroprogestinica, per cui è consigliato sostituire questo metodo anticoncezionale durante il periodo della chemioterapia. È sempre necessario confrontarsi col proprio Oncologo e Ginecologo di fiducia. 

I FARMACI CHE DOVRÒ ASSUMERE POTREBBERO GENERARE IMPOTENZA?

Possono avere un duplice effetto: una riduzione della libido, e in qualche caso anche una riduzione della carica sessuale. Agiscono sia a livello centrale (sul cervello), sia indirettamente a livello psicologico, dando la sensazione di sentirsi inadeguati in determinate situazioni. 

LE TERAPIE POTREBBERO CAUSARMI SECCHEZZA E IRRITAZIONE DELLE MUCOSE DEL CAVO ORALE. POTREBBE SUCCEDERE LA STESSA COSA ANCHE ALLE PARTI INTIME? 

Sì, può succedere; si tratta di un problema facilmente gestibile  con prodotti reperibili in farmacia e parafarmacia. La secchezza delle mucose può incidere sul piacere provato durante l’attività sessuale, quindi è giusto prenderne atto e non precludersi l’intimità per un disturbo che può essere risolto. 

Vorremmo che queste righe contribuiscano non solo a sdoganare il tema della sessualità, ma anche e soprattutto ad aiutare sia il sanitario sia il paziente a ricordare quanto anche questo aspetto influisca sulla qualità della vita. 

Un ringraziamento doveroso va al Dottor Panciani per la competenza, ma soprattutto per la chiarezza e la semplicità con le quali ha saputo confrontarsi con questo delicato tema.

Elena e Lorena

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. fulvialuna1 ha detto:

    Un tema delicato che io ho dovuto affrontare. Per fortuna sono stata supportata da medici preparati, e devo ringraziare mio marito che è stato sempre il mio miglior terapeuta.

    "Mi piace"

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