
Colpisce più di un bambino su cento, il disturbo dello spettro autistico è uno dei più comuni disturbi dello sviluppo neurologico. Ha un impatto particolare sull’interazione sociale, comprese le difficoltà nel comprendere le prospettive, le credenze, i desideri e le emozioni di altre persone, nota come “teoria della mente”. Le famiglie bilingue con un bambino autistico spesso tendono – e talvolta sono incoraggiate – a rinunciare all’uso di una delle lingue di origine, per non complicare ulteriormente lo sviluppo delle capacità comunicative del figlio. Un ricercatore dell’Università di Ginevra (UNIGE, Svizzera), in collaborazione con le Università della Tessaglia (Grecia) e di Cambridge (Gran Bretagna), ha dimostrato che invece il bilinguismo consente ai bambini autistici di compensare parzialmente i deficit nella teoria della mente e nelle funzioni esecutive , che sono alla base di molte delle loro sfide. Questi risultati possono essere letti sulla rivista Autism Research.
Diagnosticato nella prima infanzia, il disturbo dello spettro autistico ha un impatto particolare sulle capacità sociali e comunicative di un bambino. È uno spettro, motivo per cui l’intensità dei sintomi varia notevolmente. Ma ciò che i bambini con autismo hanno in comune è che hanno difficoltà a mettersi nei panni del loro interlocutore, concentrandosi sul punto di vista di quest’ultimo e distogliendo così la loro attenzione dalla loro prospettiva. L’autismo quindi colpisce non solo tutto ciò che ha a che fare con la teoria della mente – comprendere le credenze, le emozioni, le intenzioni e i desideri degli altri – ma spesso anche le funzioni esecutive, comprese le capacità di attenzione.
Gli studi sul bilinguismo hanno dimostrato che i bambini senza autismo che usano diverse lingue hanno maggiori capacità di teoria della mente e di funzione esecutiva rispetto ai bambini monolingue. Il bilinguismo sembra quindi portare benefici proprio dove il bambino autistico ha difficoltà. Si sono quindi chiesti se i bambini autistici bilingue riescano a mitigare le difficoltà del loro disturbo dello sviluppo neurologico utilizzando due lingue ogni giorno.
Per testare questa ipotesi, i ricercatori delle università di Ginevra, Tessaglia e Cambridge hanno seguito 103 bambini autistici dai 6 ai 15 anni, 43 dei quali bilingue. Per osservare i reali effetti del bilinguismo sulle loro capacità socio-comunicative, li hanno raggruppati in base all’età, al sesso e all’intensità del loro disturbo autistico. I partecipanti hanno quindi eseguito vari compiti per valutare la loro teoria della mente e le capacità delle funzioni esecutive. I bilingue si sono rapidamente distinti per il punteggio più alto rispetto ai loro coetanei monolingue. Sui compiti relativi alla teoria della mente, cioè alla loro capacità di comprendere il comportamento di un’altra persona mettendosi al loro posto, i bambini bilingue hanno dato il 76% di risposte corrette, contro il 57% dei bambini monolingue. Lo stesso vale per le funzioni esecutive: il punteggio per le risposte corrette nei bilingue è doppio rispetto a quello dei monolingue.
Ma perché le differenze sono così evidenti? Il bilinguismo richiede che il bambino lavori prima su abilità direttamente legate alla teoria della mente, cioè deve essere costantemente interessato alla conoscenza degli altri: la persona con cui sto parlando parla greco o albanese? In che lingua dovrei parlare con lui o lei? Poi, in una seconda fase, il bambino usa le sue funzioni esecutive focalizzando la sua attenzione su una lingua, mentre inibisce la seconda. Si tratta di una vera e propria ginnastica per il cervello, che agisce proprio sui deficit legati al disturbo autistico. Dalle loro valutazioni, è possibile vedere chiaramente che il bilinguismo è molto vantaggioso per i bambini con disturbi dello spettro autistico.
Per certificare che il livello socio-economico in cui i partecipanti sono cresciuti non ha avuto un ruolo nei risultati, è stato anche registrato questo e si è scoperto che i bambini bilingue erano per lo più in un ambiente socio-economico inferiore rispetto ai monolingue. Si può quindi affermare che nei bilingue emergono benefici in teoria della mente e funzioni esecutive, anche quando c’è uno svantaggio socio-economico. Questi risultati sono importanti per la cura dei bambini con diagnosi di autismo. Infatti, poiché questo disturbo del neurosviluppo spesso colpisce l’acquisizione del linguaggio, le famiglie bilingue tendono a rinunciare all’uso di una delle due lingue, per non esacerbare il processo di apprendimento. Tuttavia, è ormai chiaro che, lungi dal mettere in difficoltà i bambini autistici, il bilinguismo può, al contrario, aiutare questi bambini a superare diversi aspetti del loro disturbo, fungendo da una sorta di terapia naturale.
Daniele Corbo
Bibliografia: “The cognitive benefits of bilingualism in autism spectrum disorder: Is theory of mind boosted and by which underlying factors?” by Stéphanie Durrleman et al. Autism Research
Immagine: dominio pubblico
Una interessante scoperta.
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Si! Buona giornata, cara Rita
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L’ha ripubblicato su Pioniroj de Esperanto.
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Ma che bello!
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Sarebbe importante divulgarlo! Buona giornata, cara Luisa😘🌹💕
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🙏🌷🙏🌷🙏
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