
Entrare in un luogo d’Arte, come un Museo od una Galleria, è sempre un’esperienza indimenticabile.
Entrare per la prima volta in un laboratorio dove l’Arte si crea è raggiungere dimensioni nuove ed allo stesso tempo ancestrali.
Sono arrivata nel laboratorio di scultura di Gianpietro Moretti con l’idea ben precisa di parlare dell’opera Ortodentro che è la protagonista di un libro d’Autore distribuito in occasione di un suo recente premio.

In verità era solo un buon pretesto per scrivere su queste pagine di uno scultore che nel mio territorio ha saputo descrivere i grandi temi sociali e quelli più intimi.
L’incontro con Gianpietro, le riflessioni e quel mondo di marmo e gesso mi hanno distolta dall’obiettivo di parlare di un premio e di un’opera. Mi sono mossa in quel luogo, da prima come un elefante in un negozio di cristalleria, poi sempre più a mio agio nella polvere del marmo e quelle presenze inaspettatamente calde.
Sicché, anziché su Ortodentro, mi sono soffermata su un’opera che si chiama I cinque sogni. Ho chiesto all’autore un racconto su di lei e così ho scoperto che ingloba cinque immagini di altrettanti sogni abbastanza banali ma che hanno suggerito un’espressione stilistica,ed una lettura per chi vorrà osservarla.

Man mano che scrutiamo i calchi ed i marmi mi rendo conto di quanto anche le sculture sono mutevoli, come questa:

nata con la testa e successivamente diventata un viaggio a ritroso.
Gianpietro Moretti è figlio d’arte, lavora “fianco a fianco” al padre Ersilio, prima come pittore e poi come scultore. Per lui il laboratorio/rifugio racchiude tutti i tempi della vita ed un po’ lo infastidiscono il leggero rumore della pompa della chemioterapia e la necessità di dover nutrirsi.

In effetti, non siamo noi fatti di presente?
Così come è presente questa polvere di marmo sul mio vestito, che non mi va di togliere.
Simonetta Fantoni
Grazie!!!!!
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