
I ricercatori dell’Università di Kyushu hanno identificato una serie di biomarcatori del sangue chiave per l’astinenza sociale patologica, noti come hikikomori. Sulla base dei loro risultati, il team è stato in grado di distinguere tra individui sani e pazienti di hikikomori, nonché di determinare la gravità della condizione.
Secondo il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese, l‘hikikomori è una condizione in cui gli individui non lasciano la propria abitazione e si isolano dalla società e dalla famiglia per un periodo superiore a sei mesi. Identificato anche come “ritiro sociale patologico”, si stima che hikikomori affligga più di un milione di persone in Giappone oggi. Sebbene sia stata storicamente identificata come una sindrome legata alla cultura giapponese, le prove negli ultimi decenni hanno dimostrato che sta diventando un fenomeno globale, con alcuni che temono che la pandemia di COVID-19 catalizzi un’ondata globale di pazienti hikikomori.
Nel 2013, l’ospedale universitario di Kyushu ha istituito il primo ambulatorio al mondo per la ricerca sull’hikikomori nella speranza di sviluppare sistemi di supporto per i pazienti attraverso la comprensione biologica, psicologica e sociale della condizione. In un rapporto pubblicato su Dialogues in Clinical Neuroscience, i ricercatori della Facoltà di scienze mediche dell’Università di Kyushu spiegano che mentre le basi sociologiche della condizione sono studiate attentamente, rimangono grandi lacune nella comprensione degli aspetti biologici dell’hikikomori. Malattie mentali come depressione, schizofrenia e disturbo d’ansia sociale sono occasionalmente osservate negli individui hikikomori. Tuttavia, la ricerca passata mostra che non è così semplice e che è una condizione complessa con sovrapposizioni di diversi elementi psichiatrici e non. Capire cosa accade biologicamente aiuterà molto nell’identificazione e nel trattamento dell’hikikomori.
Il team ha condotto test biochimici del sangue e raccolto dati sul metaboloma plasmatico, piccole molecole presenti nel sangue come zuccheri, aminoacidi e proteine, da 42 individui hikikomori non medicati e li ha confrontati con i dati di 41 volontari sani. In totale, sono stati analizzati i dati per 127 molecole. Alcuni dei risultati chiave hanno mostrato che, nel sangue di uomini con hikikomori, i livelli di ornitina e l’attività sierica dell’arginasi erano più alti mentre i livelli di bilirubina e arginina erano più bassi. Nei pazienti uomini e donne, i livelli di acilcarnitina a catena lunga erano più alti. Inoltre, quando questi dati sono stati ulteriormente analizzati e classificati, sono stati in grado di distinguere tra individui sani e hikikomori e persino prevederne la gravità. L’ornitina è un aminoacido prodotto dall’aminoacido arginina con l’aiuto dell’enzima arginasi. Queste molecole sono vitali in molte funzioni corporee, tra cui la regolazione della pressione sanguigna e il ciclo dell’urea. La bilirubina viene prodotta quando il fegato scompone i globuli rossi ed è spesso usata come indicatore della corretta funzionalità epatica.
È stato riportato che i pazienti con depressione maggiore e disturbo affettivo stagionale hanno livelli di bilirubina nel sangue più bassi. Infine, le acilcarnitine svolgono un ruolo importante nel fornire energia al cervello. I suoi livelli diminuiscono quando i pazienti con depressione assumono inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Tuttavia, i pazienti con hikikomori differiscono dai pazienti con depressione in quanto solo le acilcarnitine a catena lunga sono elevate in hikikomori mentre le acilcarnitine a catena corta rimangono le stesse.
Identificare i biomarcatori di hikikomori è il primo passo per scoprire le radici biologiche della condizione e collegarle alla sua gravità. Ci si augura che questi risultati portino a trattamenti e supporto migliori specializzati per hikikomori. Rimangono molte domande, inclusa la comprensione delle cause alla base di questi biomarcatori. Oggi, l’hikikomori si sta diffondendo in tutto il mondo, quindi bisogna condurre indagini internazionali per comprendere le somiglianze e le differenze tra i pazienti con l’hikikomori a livello globale.
Daniele Corbo
Bibliografia: “Blood metabolic signatures of hikikomori, pathological social withdrawal” by Daiki Setoyama et al. Dialogues in Clinical Neuroscience
Immagine: assocare
Mi chiedevo se le persone che finiscono per vivere isolate per motivi relativi alla loro salute troppo cagionevole sviluppino condizioni biochimiche simili ai portatori di Hikikomori e se l’isolamento forzato possa appunto indurre la sindrome.
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La domanda è giusta. Credo dipenda a che età inizi l’isolamento forzato. Prima inizia e maggiormente incide sull’epigenetica.
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