Realtà o illusione? La battaglia umana con l’immaginazione distinta dalla realtà

Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’University College di Londra, più vividamente una persona immagina qualcosa, più è probabile che creda che sia reale. La ricerca, pubblicata su  Nature Communications , ha coinvolto più di 600 partecipanti che hanno preso parte a un esperimento online, in cui è stato chiesto loro di immaginare immagini di linee bianche e nere alternate mentre guardavano lo schermo di un computer.
Dopo aver immaginato uno stimolo, i partecipanti dovevano quindi riferire quanto vividamente erano in grado di visualizzarlo. Quindi, all’insaputa del partecipante, alla fine dell’esperimento, uno stimolo reale con le stesse caratteristiche di quelle che il partecipante stava immaginando è stato gradualmente visualizzato sullo schermo del computer. I partecipanti dovevano quindi valutare quanto vividamente immaginavano lo stimolo e descrivevano se ciò che vedevano era reale o immaginario.
I risultati hanno mostrato che gli stimoli immaginati e percepiti si mescolavano nelle menti dei partecipanti. Ad esempio, quando uno stimolo reale veniva visualizzato in dissolvenza, i partecipanti credevano che la loro immaginazione fosse semplicemente diventata più vivida. Nel frattempo, quando immaginavano in modo più vivido, i partecipanti erano più propensi a credere di aver visto uno stimolo reale, anche quando non era stato loro presentato nulla.
Nella vita quotidiana, spesso immaginiamo cose che non ci sono. Ad esempio, se ci viene chiesto se le orecchie di un gatto sono rotonde o appuntite, potremmo ispezionare un’immagine mentale nella nostra mente per rispondere alla domanda. Le neuroscienze hanno scoperto che l’immaginazione e la percezione si basano su circuiti cerebrali sovrapposti
I ricercatori erano interessati a sapere se questa sovrapposizione porta a confusione tra i due: dato che sono coinvolti gli stessi circuiti, come possiamo essere sicuri di cosa sia reale e cosa no? Per questo hanno utilizzato un modello computerizzato per stabilire se il modello dei risultati fosse coerente con la teoria secondo cui le persone giudicano se qualcosa è reale o immaginario, in base a quanto vividamente lo sperimentano.
Il team ha convalidato questo modello utilizzando il neuroimaging, dimostrando che il cervello codifica la forza o la vividezza degli stimoli reali e immaginari in un modo simile, confondendo realtà e immaginazione. Questi risultati suggeriscono che, controintuitivamente, non esiste alcuna differenza categorica tra immaginazione e realtà; invece, è una differenza di grado, non di natura. Normalmente l’immaginazione è relativamente debole, quindi non la confondiamo con la realtà. Ma se l’immaginazione diventa abbastanza forte o vivida, può essere trattata come reale. Negli scenari del prossimo futuro, in cui la stimolazione cerebrale o la tecnologia della realtà virtuale diventano nuove fonti di forti segnali sensoriali, le nostre scoperte implicano che potrebbe essere più difficile di quanto pensiamo distinguere realtà e irrealtà.

Daniele Corbo

Bibliografia: “Subjective signal strength distinguishes reality from imagination” by Nadine Dijkstra et al. Nature Communications

Immagine: made by OrmeSvelate with AI

9 commenti Aggiungi il tuo

  1. luisa zambrotta ha detto:

    Come sempre. questo post è molto interessante💗

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    1. Come sempre, sei gentilissima e molto cara💕

      Piace a 1 persona

      1. luisa zambrotta ha detto:

        🤗💙🤗

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  2. Le perle di R. ha detto:

    Insomma, saremo nei guai 😔

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      1. Le perle di R. ha detto:

        Solo chi se ne renderà conto combatterà, la restante parte…

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